© foto Garbani

Quali sono i momenti più difficili durante una corsa? Lo abbiamo chiesto a Silvio che ci svela anche i suoi progetti futuri sia agonistici che professionali.

Silvio parteciperà alla 5 km Sunset Run, una bella distanza accessibile a tutti. E voi? Vi siete già iscritti all’Ascona-Locarno Run?

Buona lettura!

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi a livello agonistico?

È importante avere obiettivi in questo momento particolare che stiamo vivendo. Sono proiettato alle gare estive e, non avendo più la possibilità di fare quelle giovanili, mi sto concentrando sui tempi che voglio raggiungere. Vorrei fare 1’49.99 negli 800 m, forse non quest’anno ma nel prossimo. Come squadra, stiamo preparando un paio di gare come comunità atletica VIRTUS-US Ascona nelle gare di staffette o nelle gare di team.

Chi devi ringraziare?

Sicuramente i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto nelle mie scelte e hanno fatto tutto il possibile per permettermi di perseguirle, senza il loro sostegno non sarei arrivato dove sono arrivato.
I miei allenatori, dai quali ho imparato tante cose diverse da ciascuno di loro e da questo insieme nasce l’atleta che sono. Se sono riuscito a raggiungere certi risultati è grazie anche a loro.
I miei compagni di allenamento che mi spingono a dare il massimo ad ogni allenamento anche quando non sono motivato, riescono a motivarmi. Quando ci si allena in compagnia, viene tutto meglio! Per questo consiglio di andare a correre o fare sport insieme a un amico, a un compagno di sport.

Avevi un sogno da bambino?

Rimangono sogni…. A dire la verità non ho mai sognato di diventare campione olimpico. Volevo diventare come Roger Federer! Alle elementari giocavo a tennis ma non avevo un particolare talento. Sognavo di vincere a Wimbledon!
Alle medie, ho iniziato a essere più realista e a sognare qualcosa che fosse raggiungibile. Sognavo di studiare matematica e di diventare professore.
Alle elementari non ero particolarmente bravo scolasticamente, le pagelle lo dimostrano (ride, n.d.r.). Alle medie ho iniziato ad essere un po’ più bravino, trovavo la matematica divertente. Al liceo era più una sfida con me stesso e ho iniziato ad apprezzare la bellezza intrinseca con cui sono costruite la matematica e la fisica.
Secondo me sei realizzato se il tuo lavoro è quello che ti piace fare.

Perché matematica e non fisica?

Bella domanda, ho avuto il dubbio e tuttora non è facile rispondere dato che quello che sto facendo a matematica è anche estremamente fisico (fisica teorica).
Ho originariamente scelto matematica perché è costruita dal basso, come una casa che dalle fondamenta vai su, mentre la fisica non è costruita così, vedi qualcosa e indaghi, cerchi di capirlo e non sempre parti dalle fondamenta e vai su, a volte procedi per tentativi. Dopo quattro anni di studi mi rendo conto che anche questa differenziazione ha in realtà i suoi limiti. Sembrerà paradossale, ma spiegare a qualcuno anche solo le idee di fondo di quello che studiamo nei nostri corsi, mi riesce ancora molto male.
Personalmente penso che la matematica senza fisica non potrebbe esistere e viceversa. Quello che studio ora è, per esempio, una branca della matematica che deve molto alla teoria della relatività di Einstein.

Quali sono gli sbocchi lavorativi per un matematico?

Alcuni lavorano presso banche o assicurazioni per sviluppare modelli di rischio o previsioni; altri fanno consulting per risolvere problemi. Quello che ci insegna sicuramente il nostro studio, è lavorare in modo astratto; in molti settori siamo lavoratori interessanti perché riusciamo a fare astrazione delle situazioni e a guardare al quadro generale. Chi fa statistica entra spesso in aziende che si occupano di intelligenza artificiale come Google o Facebook; altri rimangono all’università e si dedicano alla ricerca, che è quello che vorrei fare io.

Farai una tesi in geometria e ti piacerebbe rimanere in ambito accademico. Non ti interesserebbe lavorare sul campo dell’intelligenza artificiale?

All’università ho seguito dei corsi anche su questo ambito e nel mio tempo libero, con degli amici, faccio delle competizioni online. Una a cui abbiamo partecipato, ad esempio, forniva dei dati medici e dovevamo prevedere lo sviluppo di una malattia. Sono studi interessanti ma al momento non vedo il mio futuro in questo campo anche perché sopra i 35 anni sei già “vecchio”, questi ambiti evolvono così velocemente che è difficile rimanere al passo a meno che tu non sia veramente al top.
Inoltre, tutta la teoria dell’intelligenza artificiale si basa su molti altri risultati da varie branche della matematica. Il primo esempio che mi viene in mente sono i moltiplicatori di Lagrange che vengono dalla materia che mi interessa di più: la geometria.

Hai dei rimpianti?

Mi piace pensare di no, quando prendo delle decisioni cerco di conviverci senza se e senza ma.

E a livello agonistico?

Ho sprecato delle opportunità anche spesso, ma sbagliando si impara e questo mi è servito perché successivamente sono invece riuscito a coglierne altre.

Quando è successo? Un episodio in particolare?

Nell’inverno del 2016/2017, avevo tutte le “carte in regola” per vincere o arrivare sul podio ai campionati svizzeri indoor e invece non sono nemmeno arrivato in finale per 1 centesimo perché sono andato troppo piano in qualificazione. Mi dicevo: “andiamo piano in qualifica perché così dopo sono fresco” … e non mi sono qualificato. Se mi fossi qualificato forse avrei potuto vincere, ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte.
Ho imparato che è importante trattenersi un po’, ma a nessun costo rischio la possibilità di entrare in finale.

Cosa consiglieresti a una persona che intraprende il tuo percorso? Sia come agonismo e studio, che come agonismo e lavoro.

Ci vuole dedizione. Si riesce a far conciliare questi due aspetti solo se ci piace ciò che si sta facendo. Per volerlo fare, si deve provare gioia in ciò che si fa. Dall’esterno le persone vedono solo le cose belle, le vittorie, i bei risultati ecc. In realtà ci sono anche le sconfitte e i sacrifici, che si riescono a fare solo se si trova gioia e piacere in tutto il processo. Credo che divertimento e motivazione siano gli aspetti preponderanti.

Quali sono i momenti più difficili in una corsa?

In generale, tra la metà e i tre quarti di una corsa. Negli 800 m, ad esempio, dai 400 m ai 600 m è il momento peggiore, non sei più fresco come in partenza ma non vedi ancora la linea d’arrivo… devi stringere i denti!
Vale anche nelle distanze maggiori. Ad esempio, nella 10 km, tra il quinto km e il settimo km è difficilissimo, inizi a sentire le gambe, non sei più tanto motivato, inizi a esser stanco e a non tenere più il ritmo.
Una volta Luca Foglia, detentore del record ticinese della maratona, mi ha detto che il muro delle 20 miglia nella maratona è un punto ostico, passato quello sei involato verso il finale.
In questo punto è dove si vincono le gare oltre che sullo sprint finale.

Non nella partenza?

Anche la partenza è importante, sono tra quelli che partono veloce. Se parti veloce puoi arrivare veloce, se parti piano arriverai piano. È importante partire bene. Nel mezzofondo, ma soprattutto nelle distanze maggiori, nelle partenze puoi perdere le gare ma non le vinci.

Perché si dovrebbe assolutamente venire all’Ascona-Locarno Run?

Perché si ha la possibilità di correre in un posto bellissimo. Ho corso in tanti posti, ma correre qui è veramente unico come panorama e inoltre il periodo in cui si svolge è ottimale, non fa né caldo né freddo.
Sono le condizioni ideali per correre.

Quando hai partecipato all’Ascona-Locarno Run?

Nel 2018 ho fatto la 5 km e sono arrivato secondo! Quest’anno vorrei partecipare, mi sto allenando. Vorrei coinvolgere anche un paio di amici e correre la 5 km Sunset Run.
È una bella distanza, accessibile a tutti.

Fine dell’intervista.